venerdì 29 marzo 2013

Flowers/The Station

I giorni si susseguono quasi identici. Uno dopo l'altro. Molti sono stati impastati tra loro dai deliri della febbre alta, li ricordo a malapena. Ho memorie brevi e sconnesse. Ma ricordo bene le cose che ho visto. I sogni e gli incubi.

Buio.
Siamo in un campo. E' un campo di avena, sono spighe sottili e scosse dal vento. Marciamo. Teniamo le armi imbracciate. Davanti a noi c'è Jack Rooster, è a cavallo e tra le mani tiene una bandiera. La bandiera è a brandelli ma sventola comunque. Noi marciamo e mentre avanziamo si aggiungono altri. Emergono dalla foresta. Sterling si avvicina e si mette a marciare con noi. Sta bene, ci sorride. Anche Black e i suoi si mettono a marciare, esce dalla foresta e dalla nebbia come i demoni, al collo una collana d'osso. Ci guardiamo e lui sogghigna. Mi impensierisce. Ma cammina con noi anche lui, tutti dietro la bandiera. Andiamo avanti. Guardo Jack sul cavallo, lei non guarda verso di noi, lei guarda avanti a sè, non riesco a vedere il suo volto. Dal bosco e dai campi arrivano altri. Hanno forconi, zappe. Stavano lavorando. Si mettono a marciare con le falci nel campo di avena. Un tuono, sopra le nostre teste. Non capisco se sono le bombe o il temporale, ma poi inizia a piovere. Mi bagna il volto. Nel mondo reale, ero madido di sudore. Guardo il cielo, e di nuovo Jack. L'acqua le cola tra i capelli scuri, addosso. Ha un colore strano. Mi guardo le mani, non è acqua. Sta piovendo sangue. Un uomo grida alle nostre spalle.
"Camminate, corvi e tempeste! Camminate! Santi e maledetti, puttane e assassini! Vostro sarà il regno dei cieli. Camminate, che v'hanno costretto a vagare senza pace come i morti nel giorno degli Spiriti! Qui chi non terrorizza si ammala di terrore."
Non capisco le cose che dice, ma la gente inizia a fermarsi. Non so perchè, ma non voglio che succeda. Allora grido anche io. Mi volto verso di loro e sollevo il fucile, e grido.
"Chi si ferma è perduto e morirà da arreso!"
Loro ricominciano a camminare. Sento Jack voltarsi a guardarmi e la bandiera strappata sventolare. Non so che sto facendo. 


Il covo su Greenfield è intelligente e accogliente, se non fossimo tanti e se non fossimo prigionieri al suo interno. Braccati come le lepri. Da quando mi sento meglio e sono fuori pericolo ho troppo tempo per pensare. Cerco di darmi tregua dalle preoccupazioni a volte, finisce che mi torturo solo di più.
Penso a Maya e ai suoi capelli rossi. Mi fa sentire palpitante di vita, vorrei uscire e andare a cercarli. So che non posso farlo, come non posso fare molte altre cose. Alimenta la rabbia che normalmente uso con più coscienza. La accende a tratti di speranza, altre volte di disperazione. Forse moriremo. 





Mi guardo intorno e vedo un gruppo di persone che sta rischiando ogni cosa per me.

Io rischierò ogni cosa per loro.


"vi braccano come bestie."
"Hanno paura."
"vi chiamano terroristi."
"se significa mettere paura all'Alleanza anche se chiusi in un buco e vestiti di stracci,
allora siamo terroristi."



"Non siamo mai stati così vicini.
Mi manchi. Devo averti addosso per dirti come."




Non possiamo fare altro che aspettare e pregare. Fumo molto. Io e Klaus dormiamo nel nostro stesso sangue. Sterling le hanno bucato il torace. Il Saloon lo hanno riempito di morti innocenti. Perchè è così che fanno. Ricordo le parole di quel beccamorto di Wolfwood. Una mostra per parlare della pace. Volevo dirgli non ci sarà mai la pace finchè non potremo scegliere la nostra.




Non smetteremo mai di combatterli.
Non perchè vogliamo, perchè dobbiamo.
Non ricordo il momento in cui ho ricominciato e nemmeno ricordo se ho davvero mai smesso.
Succede senza che io mi accorga, con naturalezza, come i fiori quando nascono.





Buio.
Ci sono fiamme nel bosco. Brucia ogni cosa. Io cammino tra fuoco e cenere. I carboni ardenti cadono tutti'intorno a me. Sento un rumore alle mie spalle e mi volto. A guardarmi, una creatura alta, slanciata. Ha grandi ali che si consumano per il calore, le piume impazzite per l'aria bollente. Ha i tratti di donna e di uomo insieme, non capisco cosa sia. Ma mi osserva. 
"Sam Hale."
Chiama il mio nome. Io continuo a fissarlo.
"Sono io."
"Ripuliscilo entro domani mattina."
"Sì, Signore."

Mi guardo intorno. E' l'inferno. Devo ripulire l'inferno. Meglio tirarsi su le maniche.

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